Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Toscana.
"Non si combatte e tantomeno si sconfigge l'ecomafia con la sola repressione. Servono buona politica, buone leggi e buone pratiche. In particolare l'introduzione nella legislazione italiana del reato ambientale. Così come necessaria è anche una cittadinanza attiva, sempre attenta e informata" potrebbe essere questa in sintesi la ricetta che propone Legambiente con il "Rapporto Ecomafia 2013 in Toscana". 2.524 infrazioni accertate, il 15,4% in più rispetto al 2011, 1.989 persone denunciate, 2 persone arrestate, 596 sequestri effettuati. La Toscana (6°) perde una posizione rispetto allo scorso anno e sale, in negativo, nella classifica nazionale dell'illegalità ambientale, figurando tra le regioni maggiormente colpite dalla criminalità ambientale, dopo le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia) ed il Lazio. Stabile l'ecomafia del "cemento illegale" e le aggressioni al patrimonio culturale, aumentano gli incendi e le infrazioni contro gli animali e la fauna selvatica. Migliora soltanto, di poco, il ciclo dei rifiuti anche se resta ancora un settore dolente. In costante crescita anche la piaga della corruzione, con il raddoppio delle denunce e degli arresti. E' questa, in estrema sintesi, la fotografia dell'ecomafia nella nostra regione, che emerge dai dati ufficiali forniti dalle forze dell’ordine ed elaborati da Legambiente.
“Facendo il punto sugli ultimi vent’anni di ecomafia, appare innegabile come il modo migliore per contrastare lo straordinario assalto all’ambiente, alla salute dei cittadini e all’economia sana, sia quello di realizzare politiche virtuose in ciascun settore – dichiarano Fausto Ferruzza (Presidente di Legambiente Toscana) e Antonio Pergolizzi (Coordinatore dell’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente) – Senza di queste non si esce dall’emergenza. Si sconfiggono le mafie e i loro sodali, così come gli imprenditori criminali, solo se si cambia paradigma nella gestione dei rifiuti, uscendo dalle vecchie logiche e implementando politiche di riduzione, riuso e riciclo della materia: laddove queste buone pratiche sono forti, la criminalità ambientale è più debole. Lo stesso dicasi del ciclo del cemento: le buone iniziative contro il consumo di suolo e per la riqualificazione e il recupero urbani, gli incentivi mirati alla bioedilizia e all’efficienza energetica sono il miglior antidoto al malaffare. Non si combatte – e tanto meno si sconfigge – l’ecomafia con la sola repressione, serve la buona politica e le buone pratiche. Così come necessaria è anche una cittadinanza attiva, sempre attenta ed informata, vero argine allo strapotere della criminalità ambientale, in Toscana come altrove”.“Libera Toscana annota con preoccupazione, ma senza stupore, il dato che emerge dal prezioso rapporto di Legambiente che presentiamo – dichiara Don Andrea Bigalli, coordinatore regionale di Libera – Infatti gli elementi che si associano nel tempo, concorrono a definire il quadro di una crescente infiltrazione mafiosa, che non può non trovare riscontro sul piano degli affari possibili speculando sull'ambiente, e quindi, sulla salute ed il benessere di tutti noi. Con questa dinamica di penetrazione sul piano economico, finanziario e, , anche politico e culturale, deve crescere la nostra capacità di analisi, denuncia ed azione, nel presidiare le realtà di nostra competenza contro l'espandersi di una cultura del privilegio e del disprezzo del bene comune, che è l'essenza della mentalità mafiosa. Si ribadisce, inoltre, la necessità giuridica di introdurre il reato ambientale nel Codice Penale, da punire con particolare rigore ed attenzione!”.
Bracconaggio, commercio illegale di specie protette, allevamenti, pesca di frodo. Ma anche le nuove norme contro il maltrattamento degli animali di affezione. Aumentano in maniera significativa le infrazioni contro gli animali e la fauna selvatica in Toscana, che si piazza al 6° posto della classifica, con numeri davvero preoccupanti: 568 infrazioni accertate con una percentuale sul totale del 7,1%, 419 denunce, 146 sequestri e 1 persona arrestata. Altro anno intenso per le forze dell’ordine, in particolare per il Comando dei Carabinieri, per le cosiddette archeomafie alle prese con i tanti reati commessi ai danni del nostro immenso patrimonio storico-culturale. La nostra Regione rimane stabile al 4° posto, con 90 furti per una percentuale sul totale dei reati nazionali accertati del 8,8%. In aumento anche i furti nei musei e gli scavi clandestini. Crescono le persone denunciate, mentre i furti di beni culturali rimangono a danno dei privati seguiti dalle chiese.
Il 2011 è stato definito “anno orribile” sul fronte incendi. È andata ancora peggio in Toscana, come crescita percentuale, salita dall’ottavo al quinto posto a causa delle 699 infrazioni accertate, con una percentuale del 8,4% sul totale dei reati acclarati, 113 persone denunciate, 14 sequestri effettuati ed una persona arrestata. Grazie alla collaborazione della Corte di Cassazione, e in particolare del suo Ufficio Statistica, in questa edizione del Rapporto Ecomafia sono stati pubblicati per la prima volta i dati relativi a procedimenti penali definiti in materia d’ambiente e classificati per grandi voci di reato. L’elaborazione dei dati forniti dall’Ufficio Statistica per le diverse macro-aree (ottenuta riclassificando i Distretti delle Corti d’appello su base regionale) conferma la Toscana con (89) procedimenti e con un sesto posto in classifica subito dopo le 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Sicilia, Calabria, Puglia) e il Lazio.
Pao. Ma.
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