23 agosto 2021

Sabato 4 settembre appuntamento con la XX Marcia di Barbiana

"I care. Da Barbiana ad Assisi per un nuovo Rinascimento europeo" è il tema della XX Marcia a Barbiana in programma sabato 4 settembre. 
Ecco il programma: ore 9 - Ritrovo presso il Lago Viola (Vicchio); ore 9,30 - Partenza della Marcia sul “Sentiero della Costituzione”; ore 10,45 - Arrivo al Cimitero di Barbiana; ore 11-12 e a seguire omaggio musicale a Don Milani con Francesca Lanza, cantante lirica, e Alfredo Castellani, pianista, mentre Paolo Landi, ex allievo di Barbiana legge don Milani.  Sul tema “La cura delle parole e del diritto all’informazione”, parlerà Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa.
Dalle 13 alle 13,30 visita della Scuola di Barbiana guidata da Agostino Burberi, presidente della Fondazione Don Lorenzo Milani.

9 giugno 2021

Somaliland, vince l'opposizione

In modo pacifico e democratico le elezioni  in Somaliland hanno espresso la formazione del nuovo parlamento composto da 82 parlamentari suddivisi fra i tre partiti in competizione. Conquistano la maggioranza i due partiti di opposizione  Wadani con 31 parlamentari e Ucid che ne ha conquistati 21, mentre il partito che lascia la maggioranza governativa, il Kulmine ha avuto 30 parlamentari.

Ora spetterà ai due partiti che si sono coalizzati e che hanno conquistato la maggioranza  nominare il Presidente e il Vice Presidente. Alla tornata elettorale hanno partecipato oltre un milione di persone, confermando un percorso di democrazia fra i più avanzati in questa regione africana. da sottolineare, così come evidenziato da vari osservatori e fonti giornalistiche internazionali, il valore di questo esperimento di partecipazione democratica che da anni garantisce, senza aiuto e risorse, stabilità e sicurezza in questa parte del territorio  africano. Proprio per questo è importante che il Somaliland venga riconosciuto e accreditato a livello internazionale.
Un paese con una popolazione di 3,5milioni di abitanti di cui circa il 70 per cento si stima abbiano meno di 30 anni, che ha iniziato un percorso democratico fra i più avanzati di questa regione africana.
Tutti conoscono la Somalia. Un paese off limit dove si vive nel terrore degli attentanti di al-Shabaad. Il governo non vuole o non riesce a governare succube di battaglie interne fra tribù. 
Mentre pochi sanno che c’è anche una Somalia in cui si sta consolidando stabilità, sicurezza e avviando un processo di sviluppo sociale ed economico. 
Se nel Sud, il governo cosiddetto ufficiale e riconosciuto dalla comunità internazionale, regna il caos al nord, nel Somaliland c’è respiro. Un respiro che ha preso le mosse sin dal 1982 con il Movimento nazionale Somalo e poi sancito nel 1991 con la fine della guerra di indipendenza, quando il Somaliland si è separato dalla Somalia. Ciononostante, non ha mai ottenuto il riconoscimento della comunità internazionale pur disponendo di un governo indipendente, di una propria moneta e di un sistema di sicurezza che hanno avviato un’esperienza che potrebbe portare a nuove visioni politiche, amministrative e sociali con grandi prospettive per tutto il continente Africano. C’è un governo eletto dal popolo, il quinto dal 1991, c’è una rete sociale e politica costruita attraverso varie conferenze che hanno coinvolto capi tribali, religiosi, politici, ceti sociali e milizie che hanno permesso di sconfiggere la pirateria nel Corno d’Africa anche se restano le tensioni tra gli stati del Golfo in competizione fra loro, mentre i governi da Addis Abeba a Washington guardano con preoccupazione lo scontro tra Mogadiscio e Hargeisa, considerandolo una minaccia ai loro interessi nell’area e alla stabilità regionale. 
Paesi dell’Unione europea, quali Regno Unito, Francia, Irlanda, Finlandia, Italia, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia e Germania sostengono l’accordo tra le due parti la Somalia e il Somaliland.
 Dopo il fallimento di tre precedenti incontri fra le delegazioni del Somaliland e della Somalia, nel giugno 2020 i funzionari del governo somalo, guidati dal presidente Mohamed Abdullah Farmajo, hanno incontrato una delegazione del Somaliland guidata dal presidente Muse Bihi Abdi.
Al vertice che era stato ospitato dal presidente Ismail Omar Guelleh di Gibuti, hanno preso parte anche il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali, l’ambasciatore Usa, esponenti delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e dell’Unione Africana. Fu concordato di proseguire la discussione attraverso la formazione di una Commissione composta dalle due parti della Somalia. La trattativa però si arenata di nuovo per il pretesto, da parte della Somalia del Sud di proseguire la discussione dopo le elezioni previste per il 2021. 
A livello internazionale il raggiungimento dell’accordo tra i due Paesi è sostenuto anche da Canada, Cina, Unione europea, Giappone, Norvegia, Svizzera, Turchia, Stati Uniti e le Nazioni Unite.
Un dialogo, fra Somalia e Somaliland difficile che si scontra con il nodo dell’indipendenza. Un dialogo che per essere superato necessita dell’attenzione e del sostegno internazionale, a partire da Etiopia Etiopia e Stati Uniti, senza lasciare fuori UE e Unione Africana.
Questa in estrema sintesi l’escalation di una nazione che vive due realtà estremamente diverse. Una, il sud del Paese, militarizzata e in preda alle scorrerie di Al-Shabab e di tensioni interne, l’altra, nel nord, il Somaliland impegnata in un percorso di democratizzazione e sviluppo. 
Vedi anche:

Pao. Ma.

2 giugno 2021

Il popolo del Somaliland alle urne

Il 31 maggio scorso si sono tenute le elezioni in Somaliland.
Un paese con una popolazione di 3,5milioni di abitanti di cui circa il 70 per cento si stima abbiano meno di 30 anni, che ha iniziato un percorso democratico fra i più avanzati di questa regione africana.
Tutti conoscono la Somalia. Un paese off limit dove si vive nel terrore degli attentanti di al-Shabaad. Il governo non vuole o non riesce a governare succube di battaglie interne fra tribù.
Mentre pochi sanno che c’è anche una Somalia in cui si sta consolidando stabilità, sicurezza e avviando un processo di sviluppo sociale ed economico.
Se nel Sud, il governo cosiddetto ufficiale e riconosciuto dalla comunità internazionale, regna il caos al nord, nel Somaliland c’è respiro. Un respiro che ha preso le mosse sin dal 1982 con il Movimento nazionale Somalo e poi sancito nel 1991 con la fine della guerra di indipendenza, quando il Somaliland si è separato dalla Somalia. Ciononostante, non ha mai ottenuto il riconoscimento della comunità internazionale pur disponendo di un governo indipendente, di una propria moneta e di un sistema di sicurezza che hanno avviato un’esperienza che potrebbe portare a nuove visioni politiche, amministrative e sociali con grandi prospettive per tutto il continente Africano. C’è un governo eletto dal popolo, il quinto dal 1991, c’è una rete sociale e politica costruita attraverso varie conferenze che hanno coinvolto capi tribali, religiosi, politici, ceti sociali e milizie che hanno permesso di sconfiggere la pirateria nel Corno d’Africa anche se restano le tensioni tra gli stati del Golfo in competizione fra loro, mentre i governi da Addis Abeba a Washington guardano con preoccupazione lo scontro tra Mogadiscio e Hargeisa, considerandolo una minaccia ai loro interessi nell’area e alla stabilità regionale.
Paesi dell’Unione europea, quali Regno Unito, Francia, Irlanda, Finlandia, Italia, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia e Germania sostengono l’accordo tra le due parti la Somalia e il Somaliland.
Dopo il fallimento di tre precedenti incontri fra le delegazioni del Somaliland e della Somalia, nel giugno 2020 i funzionari del governo somalo, guidati dal presidente Mohamed Abdullah Farmajo, hanno incontrato una delegazione del Somaliland guidata dal presidente Muse Bihi Abdi.
Al vertice che era stato ospitato dal presidente Ismail Omar Guelleh di Gibuti, hanno preso parte anche il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali, l’ambasciatore Usa, esponenti delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e dell’Unione Africana. Fu concordato di proseguire la discussione attraverso la formazione di una Commissione composta dalle due parti della Somalia. La trattativa però si arenata di nuovo per il pretesto, da parte della Somalia del Sud di proseguire la discussione dopo le elezioni previste per il 2021.
A livello internazionale il raggiungimento dell’accordo tra i due Paesi è sostenuto anche da Canada, Cina, Unione europea, Giappone, Norvegia, Svizzera, Turchia, Stati Uniti e le Nazioni Unite.
Un dialogo, fra Somalia e Somaliland difficile che si scontra con il nodo dell’indipendenza. Un dialogo che per essere superato necessita dell’attenzione e del sostegno internazionale, a partire da Etiopia Etiopia e Stati Uniti, senza lasciare fuori UE e Unione Africana.
Questa in estrema sintesi l’escalation di una nazione che vive due realtà estremamente diverse. Una, il sud del Paese, militarizzata e in preda alle scorrerie di Al-Shabab e di tensioni interne, l’altra, nel nord, il Somaliland impegnata in un percorso di democratizzazione e sviluppo.

paolo maggi

Mi piace
Commenta
Condividi