5 dicembre 2005

A Larciano la "nursery" delle piante acquatiche

di Paolo Maggi 
Nei pressi di Larciano il Centro di Ricerca, documentazione e promozione del Padule di Fucecchio, ha realizzato un piccolo vivaio nel quale vengono coltivate alcune specie di piante acquatiche che han- no particolari difficoltà ad essere conservate in Toscana. Il vivaio delle idrofite, in pratica un piccolo stagno, che ha il duplice scopo di conservare le specie più rare e fornire piante di origine locale da utilizzare in progetti di rinaturalizzazione, è stato realizzato in località Rio di Bagno- lo, nel comune di Larciano, all’interno dell’area contigua alla Riserva Naturale del padule di Fucecchio, in una zo- na che presenta caratteristiche favorevoli, sia dal punto di vista idrogeologico sia per la facilità di accesso, inserita in un contesto paesaggistico-ambientale di notevole pregio, fra aree boschive, seminativi e la Paduletta di Ramone, e che offre anche la possibilità di definire un percorso di visita in grado di conciliare aspetti storico culturali e aspetti naturalistici. Nelle vicinanze si trovano infatti sia il punto sosta attrezzato di Vincio Vecchio (Stabbia), incentrato sui temi della bonifica storica e dell’importanza di siepi e alberete nel paesaggio agrario, sia il futuro “Museo delle tradizioni contadine della Valdinievole”. Lo stagno, le cui piante provengono esclusivamente dal bacino del padule di Fucecchio e da zone limitrofe, è caratterizzato da tre gradoni posti a profondità diverse rispetto al piano di campagna, in grado di soddisfare le esigenze di specie acquatiche proprie di differenti cinture di vegetazione.
L’intervento complessivo di sistemazione dell’area prevede anche la realizzazione di uno stagno più grande, progettato anche come luogo di sosta e di alimentazione per l’avifauna palustre, che verrà attrezzato con un osservatorio per il birdwatching.
L’idea della realizzazione del vivaio è nata nel corso dei lavori di recupero ambientale in alcune aree protette, nell’ambito del progetto “Lungo le rotte migratorie” quando è emersa la difficoltà di reperire le piante per le opere di rinaturalizzazione.