In mille hanno marciato a Monteroni d'Arbia per chiedere che la tenuta di Suvignano, confiscata alla mafia per volere di Giovanni Falcone, non finisca all'asta così come deciso nelle settimane scorse dall'Agenzia Beni Confiscati.
"Suvignano è un simbolo - ha detto il sindaco di Monteroni, Jacopo Armini - il governo deve intervenire. I progetti per farne un luogo virtuoso, economicamente e socialmente, ci sono. Venderla vorrebbe dire rischiare di farla finire di nuovo in mano alle mafie".
L’azienda
agricola di Suvignano è il bene confiscato più grande del centro
Italia. In sequestro dal 1994, dal 2007 tale bene attende di trovare
una destinazione. Fin da subito gli Enti Locali si sono attivati
presentando una concreta proposta per il riutilizzo sociale
dell’azienda. Lo scorso mese di gennaio è stato posto
all’attenzione del Ministero degli Interni un piano di
valorizzazione economica e sociale, basato su agricoltura, filiera
corta, energie rinnovabili e l’apertura di una scuola di legalità
destinata ad accogliere giovani in sinergia tra la Regione Toscana,
la Provincia di Siena, il Comune di Monteroni d’Arbia, Arci e
Libera. Dopo altri 7 anni senza frutti e un primo tentativo di
vendita nel 2009, qualche settimana fa l’Agenzia Nazionale per i
Beni Confiscati ha di nuovo proposto la vendita all’asta di
Suvignano per 22 milioni di euro. Riteniamo che la scelta di vendere
all’asta i beni confiscati sia un grave errore sia politico che
culturale. Il riutilizzo dei beni è infatti il più importante
strumento per sottrarre consenso alle organizzazioni criminali,
riaffermare la legalità, creare opportunità di lavoro e sviluppo
sociale.
La
vendita non garantisce tutto questo e, non si dimentichi, in essa è
contenuto il rischio che i beni confiscati vengano di fatto
restituiti ai mafiosi a cui sono stati sottratti. Per queste
ragioni Domenica 8 settembre, il Comune di Monteroni d’Arbia
assieme alla Regione Toscana, alla Provincia di Siena, ad Arci Siena,
a Libera Siena, a Cgil e ad Avviso Pubblico hanno promosso la manifestazione all’interno dell’azienda confiscata, per
bloccare il percorso di vendita all’asta della tenuta agricola di
Suvignano.Manifestiamo insieme
per dire
NO alla vendita all’asta
dell’Azienda Agricola di Suvignano (Monteroni d’Arbia)
SI al
progetto di sviluppo economico e di riutilizzo sociale che coinvolga
gli attori del territorio
SI alla cultura della legalità
e per Chiedere al Governo e al Parlamento
a)
di intervenire immediatamente sulla vicenda della tenuta confiscata
di Suvignano e di fermare la procedura di vendita, superando i limiti
di legge oggi esistenti anche attraverso le proposte contenute
nell’iniziativa “io riattivo il lavoro”;
b)
di aprire un tavolo istituzionale per attuare il progetto di
riutilizzo sociale e di rilancio dell’azienda presentato da
Regione, Provincia e Comune;
La
manifestazione di domenica 8 settembre inizierà con la Marcia della
Legalità organizzata da Coop Centro Italia (sezione soci Chianti,
Crete, Siena e Valdarbia) con raduno alle 9.30 alla Coop di Monteroni
d’Arbia.
Il
concentramento è fissato alle 11 lungo la SP34 per Murlo, a circa
1km dalla tenuta di Suvignano, presso le stalle dell’azienda.
La
manifestazione è aperta all’adesione e alla partecipazione di
tutti i soggetti associativi, le forze politiche e sociali, e tutti i
cittadini che si riconoscono in questa battaglia di legalità.
lettera di don Luigi Ciotti a Don Andrea Bigallo, coordinatore di Libera in Toscana
dispiaciuto non poter essere con voi, Voglio ringraziarvi per un’iniziativa
che nasce dal senso di corresponsabilità e dall’impegno per la
giustizia sociale. A scanso di equivoci, voglio ribadire che Libera
non ha mai considerato la vendita dei beni confiscati un
“sacrilegio”. In alcune circostanze la vendita può essere
inevitabile e perfino auspicabile. Mi chiedo però se sia questo il
caso della tenuta di Suvignano, bene di rilevante valore economico ma
dalle non meno grandi potenzialità socio-culturali e quindi
economiche, come ravvisa il progetto che vede coinvolti con impegno e
passione enti locali e realtà associative proprio per farne un
polmone di dignità e lavoro, nel segno di una piena e doverosa
autosussistenza.
Interrornpere
quel percorso, sia pure per serie ragioni di contingenza economica,
significherebbe minare l’impegno di tanti e quindi una più
generale speranza di cambiamento, perché solo assumendoci ciascuno
1a propria quota di responsabilità possiamo superare una crisi che e
etica prima che economica. Ma vorrebbe dire anche tradire il senso di
una legge che salda la lotta alle mafie con un più ampio progetto di
rinnovamento sociale. Sconñggeremo le mafie solo unendo l’azione
repressiva con le politiche del lavoro, con i servizi sociali, con
quei progetti educativi capaci di risvegliare le coscienze e
bonificare le aree d’illegalita, corruzione, abuso che aprono la
via al potere mafioso. Ecco perche’, corne voi tutti, mi auguro che
si trovino soluzioni per non vendere Suvignano. Nella consapevolezza,
però, che nel frattempo occorre impegnarci
tutti
per rendere gli strumenti giuridici più incisivi, facilitare i
percorsi di confisca e riutilizzo dei beni, destinare i soldi liquidi
delle rnaÍie in via prioritaria ai famigliari delle vittime e ai
testimoni di giustizia e accogliere le proposte avanzate dalla stessa
“Agenzia dei beni conůscati” sulla necessità di estendere alle
aziende le norme vigenti per i beni immobili, perché possano essere
rilevate gratuitamente dallo Stato e dagli enti territoriali e
restituite all’uso sociale. Ma non vendiamo – se non proprio come
“extrema ratio” – realtà che possono essere la base di un
Italia diversa, impegnata non solo a contrastare le matie ma a
saldare le logiche economiche con la tutela dei diritti, la crescita
delle speranze, l’affermazione della giustizia sociale.
Buon
cammino
don
Luigi Ciotti
da
Torino 7/9/2013
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