25 settembre 2012

Agnes Heller: "A Firenze ho incontrato il mio sogno di un mondo adeguato all'uomo"



La grande filosofa ungherese ha presentato a Firenze “I miei occhi hanno visto"

di Paolo Maggi

“Quando parliamo del mondo parliamo della storia del mondo e nessun periodo storico è stato semplicemente bello, piacevole e positivo, c’è sempre crudeltà, povertà, dolore. Se mi sento responsabile verso il mondo non posso dire che questo mondo è bello. Ma posso dire che ci sono persone buone e questo è molto bello” così la grande filosofa ungherese Agnes Heller ha spiegato il suo pensiero sulla bellezza del mondo in una biblioteca delle Oblate a Firenze, stracolma di gente in occasione della presentazione dell’ultimo libro sulla sua vita e il suo pensiero “I miei occhi hanno visto”. All’evento, promosso dalla rivista Testimonianze e dall’associazione “Politica e Società” hanno partecipato Severino Saccardi, Simone Siliani, Vittoria Franco, Dario Nardella e i curatori del libro Francesco Comina e Luca Bizzarri.
“Agnes è un’amica e una maestra che continua a scrivere, pensare e inventare forme nuove di espressione del pensiero”  ha detto fra l’altro Vittoria Franco, senatrice e filosofa dopo il saluto del sindaco di Firenze Nardella e aver ricordato i giorni passati insieme alla Heller nel 1995 a Firenze, nel corso di una lunga intervista pubblicata sulla rivista Iride.
“Mi sono servita spesso delle sue riflessioni per la mia ricerca – ha aggiunto Vittoria Franco -. In particolare quelle sul concetto di “individuo contingente” con il quale la Heller definisce l’individuo moderno come avvolto in una busta senza indirizzo. Tocca a lui scriverlo. Nel mondo pre-moderno  l’indirizzo era scritto sulla busta, gli uomini e le donne della modernità sono tutti contingenti, non pre-destinati”.
Nata nel 1929 a Budapest da famiglia ebrea Agnes Heller da marxista a liberal-democratica, dissidente e esiliata, racconta nel libro-intervista il suo pensiero e la sua vita attraverso il secolo dei totalitarismi e delle utopie. Il padre anarchico, la vita nel ghetto, la nascita e gli sviluppi della sua amicizia con Gyorgy Lukàcs, la bomba di Hiroshima e l’equilibrio del terrore atomico, la dittatura nel suo paese e il crollo del sistema sovietico, la globalizzazione e i problemi del pianeta.
Il primo capitolo de “I miei occhi hanno visto” racconta del suo primo viaggio in Italia, nel 1960  descritto dalla Heller come una delle esperienze più importanti della sua vita. Fu quel viaggio In Italia e nella “sua Firenze”  a ispirarle “L’uomo del Rinascimento”, il libro che divenne la premessa per il grande successo che ebbe poi con “La teoria dei bisogni”, testo chiave della Scuola di Budapest, rilettura umanistica del marxismo che le procurò persecuzioni in Ungheria e sollevò rinnovate speranze in tutto l’Occidente.
Una parte importante del libro è dedicata ad Auschwitz dove morì suo padre, mentre lei rimase nel ghetto di Budapest con la mamma fino alla liberazione. “Tutte le volte che in questo libro ho raccontato una storia – ha detto la Heller rispondendo alle domande di Saccardi, tradotte simultaneamente da Siliani – ho anche elaborato una riflessione sui temi affrontati in quell’esperienza. Fra questi la Shoàh è naturalmente la più terribile. Ma posso dire che anche in momenti così tremendi  ho conosciuto aspetti del bene”. “Anche nei campi di concentramento tedeschi e nei gulag, che sono la somma del male - ha detto Heller - ho avuto esperienze di buone persone”. Rimanendo in Italia poi ha ricordato Primo Levi che riceve un pezzo di pane dal suo persecutore. “Non si tratta solo di un pezzo di pane – ha detto ancora la filosofa - ma della consapevolezza che esistono persone buone. E questo mi ha dato la speranza, il bisogno di rimanere viva”.
Nota: articolo pubblicato sul numero 104 di Coopinforma (www.coopinforma.it).

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