Al posto della fionda un terribile fucile d'assalto: l'AR 50A1, un enorme fucile di tipo "bolt action" dal valore di oltre 3 mila dollari. Così armato il David di Michelangelo, accompagnato dallo slogan "A work of art", un'opera d'arte, è stato trasformato in accattivamente testimonial su riviste americane specializzate in armamenti. L'ondata di indignazione e le proteste contro l'uso strumentale dell'immagine da parte della società produttrice di armi Arma.Lite.Inc. (Illinois) si è fatta tsunami. Dopo il ministro Franceschini anche la Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per il Polo Museale della Città di Firenze Cristina Acidini è intervenuta per sollecitarne il ritiro.
Il tema è controverso ma la normativa italiana (legge Ronkey, L. n. 4/93 e le successive modifiche fino al più recente Codice dei Beni Culturali, D.lgs n. 42/2004), prevede che l'utilizzo delle immagini delle opere d'arte debba essere autorizzato dopo valutazione dell'idoneità della proposta. In soldoni gli accostamenti fra prodotti e opere d'arte devono rispettare l'integrità e la dignità culturale delle opere e le immagini non devono essere manipolate e comunque rispettare i valori e le suggestioni delle opere stesse. Firenze non è nuova a un uso spregiudicato dei capolavori che la costellano e in particolare del David e della Venere di Botticelli.
"A seconda dei casi ha dichiarato Cristina Acidini - quando è interpellata, la Soprintendenza, concede o meno l’autorizzazione, o chiede modifiche. Quando non è interpellata (e succede spesso), se viene a conoscenza di un uso non autorizzato, interviene col soggetto commerciale chiedendo la rimozione di immagini ritenute lesive, o la regolarizzazione a norma di legge se invece gli usi sono ritenuti consoni".
Tornando all'immagine del David di Michelangelo la Soprintendente ha ricordato che alcuni anni fa venne fatta rimuovere dall’esterno dei bagni chimici mobili dei cantieri stradali (dov’era in compagnia della solita Venere e di altri capolavori), mentre fu raggiunto un accordo con una società produttrice di prosciutti che accolse l’invito di togliere dalla spalla della statua l’insaccato portato a mo’ di zaino e di escogitare un accostamento più sostenibile tra il prodotto e l’immagine, mentre continua l'opera di dissuasione nei confronti degli utilizzi (non autorizzati) in cui al David vengono “fatti indossare” capi di abbigliamento, occhiali, copricapo, gioielli e quant’altro, non senza maliziosa enfasi sulle parti intime.
"Le armi a nostra disposizione sono spuntate - ha concluso la soprintendente Acidini - perché non sono previste sanzioni per chi contravviene. Tanto più fuori d’Italia, nel quadro di una complessa normativa internazionale. Con l’auspicio che una modifica della legge preveda l’inserimento di sanzioni almeno in Italia, la nostra risorsa più efficace resta una moral suasion, che non di rado convince il diretto interessato a non insistere con un’iniziativa che, a fronte di un’attrattiva epidermica e effimera, svilisce il capolavoro originale che è patrimonio dell’umanità. È questa la strada che mi parrebbe di dover percorrere anche con l’azienda statunitense".
Paolo Maggi
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