Tra terra e mare, natura e ambiente, storia e culture, arte e saperi, colori e sapori della Toscana, ma anche diritti, salute e sport, cercando di dare tante buone notizie, anche se è sempre più difficile! (paolo maggi)
Dalla tavola la notorietà della cipolla certaldina passa ora
anche alla ribalta di Boccaccesca 2004, la manifestazione che si svolge
nell’incantevole borgo medievale di Certaldo Alta. Per due lunghi week end, dall’8
al 10 e dal 15 al 17 ottobre 2004 infatti uno stand del Consorzio viene
allestito nell’ambito di Boccaccesca dove i visitatori potranno gustare la
prelibata cipolla in tutte le “salse”, anche alla brace o cotta sotto la
cenere. Giusto riconoscimento per questo ortaggio importante e famoso per
Certaldo che compare anche nello stemma comunale fin dal Dodicesimo secolo
quando il paese del Boccaccio era feudo dei Conti Alberti e la cipolla
troneggiava sul campo bianco dello scudo bipartito, con il motto “per natura
sono forte e dolce ancora e piaccio a chi sta e chi lavora”.
Nel 1633 i priori che governavano il paese decisero di
togliere la cipolla dall’insegna comunale ritenendo poco nobile quello stemma.
Ma nel 1867 il Consiglio comunale decise di tornare alle origini con la cipolla
simbolo dello stemma comunale a testimonianza dello spirito forte e dolce della
gente di queste contrade.
Dal 2001 quindici aziende agricole della bassa Valdelsa
riproducono la cipolla certaldina famosa fin dai tempi del Boccaccio. L’illustre
poeta la menziona nel Decamerone, quando cita un tale Frà Cipolla, che in quei
terreni produceva cipolle famose in tutta la Toscana. Le quindici aziende che
fanno capo al Consorzio Certaldo 2000, con presidio Slow Food, hanno
festeggiato il 2004 con circa 400 quintali di cipolla vernina prodotti. La
magnanimità della stagione ha permesso anche il raggiungimento di una grande
qualità. Con la cipolla di Certaldo si produce anche una squisita marmellata
che ben si abbina a bolliti e a formaggi stagionati.
“Siamo soddisfatti - dicono al Consorzio - se si pensa che solo da tre anni abbiamo
riprodotto il seme e siamo partiti dagli 80 quintali della prima esperienza per
arrivare ai 400 prodotti quest’anno”.
La produzione interessa zone del comune di Certaldo e della
bassa Valdelsa e tocca i territori comunali di Gambassi, San Gimignano,
Castelfiorentino e Montespertoli. La coltivazione della cipolla di Certaldo
avviene in “terreni francosabbiosi o francoargillosi, ben drenati”. Il seme,
autoprodotto, viene messo in semenzaio e quindi trapiantata con messa a dimora
a file. Sono due le varietà: il cipollotto statino che si semina fra luglio e
agosto e si trapianta nel tardo autunno, per essere poi pronto per il consumo a
maggio. La cipolla verdina invece si semina fra novembre e gennaio per poi
trapiantarla fra marzo e aprile e raccoglierla a metà agosto.
La cipolla di Certaldo ha un gusto dolce e delicato, la
forma è rotonda con schiacciamento ai poli, il colore è rosso-violaceo, con
tuniche interne biancorossastre, la pezzatura e mediogrossa.
Articolo pubblicato su Coopinforma n. 72 di Novembre 2004
Una formazione composta da sette Ibis eremita e due velivoli ultraleggeri il 22 settembre scorso hanno raggiunto l’oasi WWF di Orbetello. L’evento è stato possibile grazie ad un programma sperimentale messo in atto dal Wuppertal Institute e dal K.Lorenz Institute austriaci, al quale il WWF Italia da il suo supporto attraverso le aree protette. Questi rari e grandi uccelli neri dal
lungo becco sono infatti "guidati" da un'equipe di ricercatori austriaci, vere e proprie "madri adottive umane", che mirano a reinsegnare a questi uccelli (accompagnati dai velivoli ultraleggeri dei ricercatori), l'antica rotta migratoria verso Sud. L'Oasi di Orbetello rappresenta la loro area di
svernamento. Dopo un inverno passato comunque in contatto con i ricercatori austriaci del "Team Ibis Eremita", gli uccelli dovrebbero trovare da soli la rotta di ritorno. Si tratta di un progetto sperimentale che cerca di indagare sull'etologia e il comportamento innato degli Ibis, con l'obiettivo di costruire le basi per una prossima reintroduzione in natura di questi rarissimi uccelli ormai estinti in Europa centrale e meridionale ma che sopravvivono con alcune
colonie riproduttive in Marocco (circa 200 esemplari).