Carissimi amici gattofili (tanto per metterci addosso un'altra etichetta che dopo lo smarrimento delle ideologie potrebbe anche comodare), nel corso di un incontro/convegno su Pellegrino Artusi scoprii con delizia, una piccola chicca.
Artusi per "Lire 1.300" annue riuscì ad affittare un grazioso villino a Firenze, in Piazza D’Azeglio al n. 25, dove tranquillamente condusse la sua esistenza assieme al cuoco, alla cameriera ed ai suoi gatti Biancano e Sibillone. Ai due pacifici felini, che lui stesso definì “i miei migliori amici dalla candida pelle” Pellegrino dedicò addirittura la Prima Edizione della sua opera "La Scienza in cucina e l’Arte di Mangiar Bene", affidata nel 1891 all’editore fiorentino Landi. I nomi dati dall’Artusi ai suoi due gatti derivavano, il primo, Biancano, dal vezzeggiativo romagnolo biancasen, ossia bianco ed il secondo, Sibillone, dall’omonimo svago molto in voga negli ambienti intellettuali dell’epoca, ovvero una sorta di gioco culturale, un indovinello, a volte svelato anche in rima". Artusi li citava spesso nelle lettere e li considerava parte della famiglia. Dopo la sua morte, pare che siano stati accuditi con grande riguardo dai suoi collaboratori, Marietta Sabatini e Francesco Ruffilli.
E per dirla con le sue parole "Amo il bello ed il buono ovunque si trovino...".
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