5 ottobre 2014

Gli occhi di un essere decapitato


Ha prevalso l'istinto del "cacciatore"  fotografico intriso di curiosità che  cattura momenti e li imprigiona in uno scatto per ricordare,  documentare.

Un cavolo, qualche peperone, tre o quattro melanzane da grigliare e gustare condite con olio buono, aglio e prezzemolo. Un chilo di pane cotto a legna, un litro di latte e poi direzione casa attraverso la zona macellai del mercato. La fretta e il carico di borse e sacchetti non frenano l'istinto e catturo un'immagine insolita,  orrenda, crudele che rimane impressa nella memoria dello smartphone. 
Quello scatto recuperato dopo qualche giorno da una galleria d'immagini che scorre sul desktop attraverso volti e paesaggi di vita recente s'inchioda nel petto rallentando il mondo tutto intorno. Quella scena s'incunea fra occhi e mente creando disagio, sofferenza. Certo non mancano immagini terribili, anzi ci inseguono ovunque attraverso mille schermi, non solo virtuali e questa di sicuro non è fra le "peggiori". Ma quel volto (muso?) quegli occhi di "essere decapitato" mi mettono a disagio. Mi guardano. Riflettono una umanità sempre più bestiale, antropofaga.

Paolo Maggi

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