4 novembre 2013

L'alluvione negli occhi di un bambino...

... un uomo grande sbatteva la testa contro il muro...
Un amico di mio fratello la notte fra il 3 e il 4 novembre del '66 dormì da noi in via Ponte alle Mosse perché pioveva. Pioveva così tanto che non se la sentì di uscire per tornare a casa in via dei Pucci. Ma non dormimmo o meglio, dormimmo poco tant'è che la mattina prestissimo, per capire quello che stava accadendo e lenire le preoccupazioni di Fiorenzo ci avviammo verso il centro con qualche centimetro d'acqua ai piedi. Dovevamo attraversare via dei Pucci per entrare nel palazzo dove abitava ma l'acqua, quel liquido denso marrone e nero che scorreva violento portando con se un po di tutto, ci dava già quasi al bacino ed era pericoloso.
Fui l'ultimo ad attraversare. Ero il più piccolo e mi aiutò, ricordo, porgendomi il palo di un cartello stradale, Emilio Pucci che, credo abitasse proprio lì davanti. Passammo uno, due giorni, non ricordo bene affacciati alle finestre dell'ultimo piano di quel palazzo d'angolo fra via dei Pucci e via dei Servi, terrorizzati. Appena possibile tornai a casa scivolando nella melma in un percorso infernale. Poi militari, pane, riso e latte. E le uscite in centro, dalla mattina alla sera cercando d'essere d'aiuto qua e là e alla ricerca di qualcosa da portare a casa per mangiare. Un ricordo fra tutti, eredità di quella mente di bambino: c'era un sole pallido e le macerie e il mondo che quel liquido putrido aveva trascinato divellendo ogni cosa incontrasse, venivano accatastati per fare posto alla vita che riprendeva i suoi spazi e tempi e, davanti a un negozio di stoffe in piazza Duomo, un uomo grande sbatteva la testa contro il muro.
Non l'ho più dimenticato...

Pao. Ma.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un dettaglio, un frammento di immagine racchiude in sé tutta una storia e con maggiore immediatezza e intensità è capace di farcela rivivere in un attimo. Si fissa nella mente e raccoglie tutto ciò che abita la dimensione emozionale di quella storia stessa. Possiamo scordare i tempi, le concatenazioni logiche, ma non ciò che colpisce i nostri sentimenti e ci fa sentire simili nella diversità del dolore o della paura di ciascuno. Bello sottolineare il richiamo alla vita. Anzi, il ricordo del richiamo alla vita.

Paolo Maggi Blog ha detto...

Grazie, è proprio così.