7 maggio 2010

Censito dal WWF un tratto d’Arno in provincia di Arezzo



Concluso domenica 2 maggio il primo censimento di 29 corsi d’acqua italiani. Presto nuove cartografie e analisi sulle specie più rare lungo 600 chilometri di sponde. Hanno partecipato a Liberafiumi 2010 i volontari dell’associazione ambientalista, associazioni dei pescatori e guardie volontarie.

di Paolo Maggi

Nonostante la pioggia battente che ha imperversato anche in Toscana, i volontari del WWF  hanno passato al setaccio 15 chilometri del tratto aretino dell’Arno, da Capolona a Ponte a Buriano, nell’ambito di Liberafiumi 2010 la campagna promossa dall’Associazione ambientalista in occasione dell’Anno Internazionale della Biodiversità, per scoprire quanto c’è ancora di naturale nei corsi d’acqua italiani.
Il “censimento” concluso il 2 maggio scorso, ha rilevato tratti dove ancora è presente una buona fascia di vegetazione riparia (nelle due riserve naturali sull’Arno), ma anche una serie di problemi, tra cui il repentino abbassamento delle acque (circa 3 metri) avvenuto proprio nei giorni delle rilevazioni, a causa presumibilmente della gestione della diga di Penna, ad uso della centrale idroelettrica. In questo periodo primaverile un calo del livello di tale entità può mettere a rischio le nidiate degli uccelli che nidificano nel canneto di Ponte Buriano, alla confluenza del Canale Maestro della Chiana con l'Arno, oltre a lasciare letteralmente a secco le uova di luccio e di altri pesci già deposte, come sottolineano le associazioni di pescatori. I volontari hanno inoltre segnalato un paio di consistenti captazioni sul fiume a monte di Ponte Buriano, che nei periodi a minore piovosità potrebbero tradursi in un drastico calo della portata del fiume. Di rilievo anche la segnalazione di numerose costruzioni non presenti sulla cartotecnica regionale e, non ultimo, il problema dei rifiuti: oltre a materiali di grosse dimensioni presumibilmente trascinato dalla corrente, si assiste ancora, purtroppo, all'abbandono di rifiuti di ogni genere sulle rive (piatti e bicchieri di plastica, barattoli, bottiglie ecc ecc.), segnale di poco rispettose visite al fiume.”
Oltre 600 volontari hanno setacciato domenica 2 maggio in tutte le regioni italiane le sponde di 29 fiumi italiani alla ricerca della biodiversità perduta: Adda, Piave Tagliamento, Arno, Tevere, Volturno, Ofanto, Agri, Ippari, Rio Mannu solo per citarne alcuni, in tutto oltre 600 chilometri di corsi d’acqua monitorati per segnalare in speciali cartografie lo stato delle fasce fluviali e ripariali e delle zone di esondazione. L’obiettivo è la realizzazione di una prima mappa aggiornata sullo stato dei principali fiumi, da presentare alla vigilia della Conferenza Nazionale della Biodiversità e avanzare in autunno proposte per la loro tutela, rinaturazione e valorizzazione.
I volontari, insieme ad esperti del WWF, associazioni di pescatori, Guardie volontarie, sono andati alla ricerca delle zone umide e delle aree boscate ancora presenti, delle zone agricole, di costruzioni e  manufatti, di cave, di depositi e discariche, armati di macchina fotografica e di una apposita scheda di rilevamento.Una vera e propria fotografia dei fiumi grazie all’elaborazione con sistema GIS (Geographic Information System). I dati verranno elaborati nei prossimi giorni ma da una prima analisi emerge già un quadro desolante: scarichi a cielo aperto soprattutto civili, terreni agricoli che rubano spazio alla poca vegetazione residua, discariche di sostanze inquinanti. Pochi i casi di eccellenza che risulteranno nella nuova mappa, come quella dell’alto Sangro, in Abruzzo, dove sono state rilevate le tracce della lontra: non a caso, il mammifero più raro dei fiumi italiani, sceglie i tratti d’acqua più naturali e ancora in buono stato di salute. Tra i primi rilevamenti il WWF ha infatti scoperto lungo l’Adda la presenza di scarichi non funzionanti che sversano liquami direttamente nell’acqua del fiume. Lungo il corso dell’Aniene segnalato il depuratore di Tivoli non funzionante che scarica direttamente nel fiume. Primi segnali di una biodiversità impoverita nel Delta del Po: insieme ai ricercatori dell’Università di Ferrara il WWF ha rilevato il 98% di specie di pesci presenti tutte alloctone, ovvero, non caratteristiche dei nostri corsi d’acqua, soprattutto pesci siluro (fino a 60kg) al posto delle nostre tinche e anguille.
In Campania, lungo il fiume Volturno, scoperte pericolose discariche di amianto e eternit abbandonati lungo le sponde e numerose carcasse di bufale. Ovunque gli alberi riparali vengono tagliati abusivamente.

6 maggio 2010

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