13 novembre 2005

Nelle Coop del Valdarno e della Val di Sieve sempre più prodotti locali


 Paolo Maggi

Se la Regione Toscana è stata una delle prime in Italia a recepire la normativa Comunitaria Europea che stabilisce, con la legge 178 del 2002 le norme per la rintracciabilità di tutti i prodotti alimentari,  le Coop del Valdarno e della Valdisieve sono senz’altro fra quelle aziende che senza mettere tempo in mezzo hanno fatto di quella direttiva un’occasione per arricchire il mondo del commercio e del consumo con i valori storici della cooperazione.
Le Coop di Incisa Valdarno, Levane, Sieci, Molin del Piano, Leccio, Vaggio, Pelago, Diacceto, Donnini, Mercatale Valdarno e Bucine hanno formato tra loro una Centrale d’acquisto in modo da avere maggiori controlli e conoscenze sui territori e quindi anche una forte valorizzazione delle tipicità,  una maggiore capacità contrattuale nei confronti dei produttori e fornitori, costi e prezzi uguali per tutte le cooperative associate, maggiori tutele nei confronti dei soci e dei clienti.
Un’associazione fra cooperative che si prefigge non solo di abbattere i costi ma anche di fornire servizi sempre più di qualità, indipendentemente ed oltre, anche la grande distribuzione. Da qui una serie di rapporti locali con aziende, in particolare di prodotti freschi e freschissimi, note per la loro competenza e radicamento con il territorio come Lagile di Reggello che produce formaggi, la Casa del tortellino di Figline Valdarno, l’azienda Carmignani di Terranuova Bracciolini che produce pasta fresca, l’Ortofrutta Valdarnese di Montevarchi, l’Antica Cesta che produce funghi secchi e derivati, i salumifici Venturini di Asciano e Comac di Castel San Niccolò e il Caseificio del Pratomagno.
“Questa iniziativa ci ha permesso – ha detto il presidente della cooperativa di Incisa Danilo Tozzi – di realizzare proposte commerciali, non solo di elevata e comprovata qualità, ma anche di coprire in maniera sempre più adeguata il fabbisogno dei soci e dei clienti fornendo loro una gamma di prodotti sempre più mirata alle loro esigenze e anche alle specificità dei nostri territori”.
“Oltre ai normali controlli di legge e a quelli, rigorosi che Coop mette in campo a livello nazionale, la nostra piccola centrale vanta – aggiunge il direttore del negozio coop di Incisa Andrea Dreoni-  un lungo e proficuo rapporto fra i negozi delle valli dell’Arno e della Sieve, gli oltre 15 mila soci delle cooperative, le migliaia di clienti che ci rinnovano la loro fiducia e che quotidianamente garantiscono un valido monitoraggio sul nostro lavoro e i prodotti che commercializziamo”.
L’accordo fra le cooperative ha permesso di realizzare rapporti contrattuali che obbligano i fornitori oltre a garantire il rispetto della normativa europea, anche quella di Coop Italia e, quale valore aggiunto, anche a superare i controlli periodici, a campione e mirati, che vengono effettuati localmente dal Cis, una struttura Coop realizzata appositamente per verificare igiene e qualità dei prodotti, che si avvale della collaborazione dell’Università di Firenze.
Quindi vantaggi per tutti, fornitori, negozi, soci e clienti, ma anche e non è cosa da poco, per l’ambiente. Infatti la commercializzazione di prodotti locali  permette di portare negli scaffali dei negozi Coop cibi a “chilometro zero”, riducendo l’inquinamento dovuto a lunghi viaggi di trasporto garantendo condizioni di genuinità e freschezza.

10 novembre 2005

Toscana la leadership dell'Agriturismo

 Con 3.200 aziende per 39mila posti letto, un giro d'affari di 350 milioni di euro e oltre 6.500 addetti, la toscana detiene la leadership dell'agriturismo italiano è quanto è scaturito nel corso della quarta rassegna di “Agri  Tour”,  manifestazione nazionale  dedicata al turismo in campana e rurale, che si è svolta nei giorni scorsi al Centro Affari di Arezzo. Come ormai consuetudine, l’iniziativa è stata anche l'occasione per fare il punto sullo stato di salute del settore.  ”Nonostante che la recessione internazionale in questi anni ne abbia frenato la crescita – ha affermato l'assessora regionale all'agricoltura Susanna Cenni nel corso della conferenza stampa di presentazione -  i dati, oggi dimostrano comunque che l’ agriturismo è una realtà consolidata e un prezioso strumento con cui le aziende agricole diversificano le proprie attività. E' però necessario - ha aggiunto Susanna Cenni -  che all’investimento per le strutture si affianchino anche iniziative per potenziare la qualità e la tipicità dell’accoglienza”. Ad oggi  in Toscana le aziende autorizzate sono 3.261, sessanta in più rispetto alla fine del 2004, e oltre trecento rispetto al 2003. L’offerta di posti letto è salita a quota 39 mila (11.467 in camere e 27.632 in unità abitative). Di queste aziende 680 offrono anche un servizio di ristorazione, 505 attività ricreative e culturali. Quanto alla distribuzione territoriale è sempre Siena la provincia con un maggior numero di agriturismi (901), Seguono Grosseto (687), Firenze (504), ed Arezzo (350).

OGM Free per una Toscana sempre più competitiva

Paolo Maggi

'La Toscana ha fatto della battaglia agli Ogm un caposaldo della propria politica agricola. L'abbiamo fatto non ragioni ideologiche, ma perché ci fa crescere economicamente e per il rispetto del principio di precauzione e prevenzione”: lo ha affermato il presidente della Regione Toscana Claudio Martini, intervenendo insieme a Giuseppe De Rita e al ministro dell'agricoltura Gianni Alemanno, a conclusione del secondo Congresso del Consiglio dei Diritti genetici che si è svolto nei giorni scorsi a Villa Caruso di Lastra a Signa in provincia di Firenze. Nella riflessione a più voci sul tema della 'governance dell'innovazione biotecnologica' Martini ha introdotto il tema dell'esperienza toscana, contrassegnata da un forte impegno per una caratterizzazione qualitativa delle proprie produzioni agricole. 'La Toscana si batte per la difesa della biodiversità e contro l'omologazione delle coltivazioni. E' un modello di agricoltura che viene dalla nostra storia, dal nostro patrimonio genetico. Disperdere questa ricchezza, inquinare con gli ogm le sementi, i frutti, le tipologie zootecniche che sono parte della nostra eredità genetica, vorrebbe dire recare un danno irrimediabile alla produzione toscana e a quella che è l'immagine stessa delle nostra regione. Più qualificheremo come uniche e irripetibili le nostre produzioni, più avremo chance per competere nel mercato globale. L'omologazione ci condanna alla sconfitta'.
La conferma che la strada imboccata dalla Toscana sia quella giusta ci viene dai risultati. 'Nel 2004 - ha detto il presidente Martini - l'agricoltura toscana ha registrato un aumento del 4% dell'occupazione, una crescita delle esportazioni del 7% e quasi del 20% della produzione agricola vendibile. Un salto in avanti che è stato fatto proprio puntando sulla qualità e tipicità dei prodotti. Grazie a questo modello oggi certi prodotti il consumatore li trova solo qui; deve venire in Toscana per trovarli. Cosa che invece la contaminazione con Ogm ci farebbe perdere'.Un'affermazione che Martini ha dimostrato concretamente tirando fuori a sorpresa da un cesto una pannocchia di mais geneticamente marcato, con chicchi di color viola, prodotto nel Centro di sperimentazione Arsia di Cesa, Valdichiana (una struttura per la sperimentazione in ambiente isolato di coltivazioni ogm, la cui finalità è quella di studiare l’impatto di tali coltivazioni su ambiente, produzioni, salute dei consumatori), e poi ha mostrato altre due pannocchie autoctone che rivelavano una forte contaminazione - con metà chicchi di colore giallo e metà viola - nonostante fossero state coltivate nei campi vicini, a soli 50 metri di distanza da quelle marcate. 'E' la prova di come gli Ogm - ha detto ancora il presidente - possano distruggere il nostro patrimionio genetico.Un rischio tanto più forte quanto più piccole sono le aziende agricole. E quelle toscane sono caratterizzate da microdimensioni, con un media di 6 ettari ciascuna, il che fa della Toscana un territorio assolutamente non adatto agli Ogm'. E' sulla salvaguardia delle tipologie autoctone che la Toscana ha contribuito a costituire una rete di regioni europee Ogm-free. Finora hanno già aderito 30 Regioni e altre 10 sono in lista di attesa. 'Anch’io condivido il principio del 'vietato vietare' - ha detto Martini, rivolgendosi in particolare agli agricoltori in maglietta bianca venuti fin da Pordenone per protestare contro una politica che vede la Toscana alleata con il ministro delle politiche agricole, Gianni Alemanno – ma sono anche dell’idea che è 'vietato imporre’ l’uso degli Ogm senza sapere prima ed esattamente dove questa strada possa portare la nostra agricoltura e quali effetti produce alla salute'.

A Larciano la “nursery” delle piante acquatiche

Paolo Maggi

Nei pressi di Larciano il Centro di Ricerca, documentazione e promozione del Padule di Fucecchio, ha realizzato un piccolo vivaio nel quale vengono coltivate alcune specie di piante acquatiche che hanno particolari difficoltà ad essere conservate in Toscana. Il vivaio delle idrofite, in pratica un piccolo stagno, che ha il duplice scopo di conservare le specie più rare e fornire piante di origine locale da utilizzare in progetti di rinaturalizzazione, è stato realizzato in località Rio di Bagnolo, nel comune di Larciano, all’interno dell’area contigua alla Riserva Naturale del padule di Fucecchio, in una zona che presenta caratteristiche favorevoli, sia dal punto di vista idrogeologico sia per la facilità di accesso, inserita in un contesto paesaggistico-ambientale di notevole pregio, fra aree boschive, seminativi e la Paduletta di Ramone, e che offre anche la possibilità di definire un percorso di visita in grado di conciliare aspetti storico culturali e aspetti naturalistici. Nelle vicinanze si trovano infatti sia il punto sosta attrezzato di Vincio Vecchio (Stabbia), incentrato sui temi della bonifica storica e dell’importanza di siepi e alberete nel paesaggio agrario, sia il futuro “Museo delle tradizioni contadine della Valdinievole”. Lo stagno, le cui piante provengono esclusivamente dal bacino del padule di Fucecchio e da zone limitrofe, è caratterizzato da tre gradoni posti a profondità diverse rispetto al piano di campagna, in grado di soddisfare le esigenze di specie acquatiche proprie di differenti cinture di vegetazione. L’intervento complessivo di sistemazione dell’area prevede anche la realizzazione di uno stagno più grande, progettato anche come luogo di sosta e di alimentazione per l’avifauna palustre, che verrà attrezzato con un osservatorio per il birdwatching.
L’idea della realizzazione del vivaio è nata nel corso dei lavori di recupero ambientale in alcune aree protette, nell’ambito del progetto “Lungo le rotte migratorie” quando è emersa la difficoltà di reperire le piante per le opere di rinaturalizzazione.

3 novembre 2005

Liberata tartaruga marina.

Una piccola folla stipata a bordo di una motovedetta della Guardia Costiera della Capitaneria di Porto di Marina di Carrara e di tre gommoni del Centro sub Alto Tirreno ha assistito, l’11 ottobre scorso, a circa 4 miglia al largo di Marina di Massa alla liberazione di una tartaruga marina “Caretta caretta”. La liberazione è avvenuta dopo oltre due mesi di cure e degenza presso la struttura del Centro recupero del WWF di Ronchi, nell’ambito del Progetto Tartarughe Marine del WWF Italia finanziato dagli Assessorati all’Ambiente della Provincia di Massa Carrara e del Comune di Massa, in collaborazione con il Quartiere 5, l’ASL 1 Sanità Animali di Massa Carrara, la Capitaneria di Porto , Guardia Costiera di Marina di Carrara, il Centro Sub Alto Tirreno e la Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara.